La storia dei Santi Medici Cosma e Damiano martiri
La devozione verso i Santi Medici è molto forte specialmente nel Meridione e in particolar modo in Puglia, la regione italiana che per prima ha abbracciato la venerazione verso i due Santi taumaturghi che fu introdotta da greci e turchi emigrati nella nostra terra.
Nonostante ciò la storia della vita dei due fratelli è sconosciuta a molti.
I Santi Medici nacquero ad Egea (Asia Minore) da una famiglia di nobile origine.
Del padre, di cui ignoriamo il nome, sappiamo solo che fu uomo di esemplari virtù, seguace di Cristo e per questo martirizzato in giovane età. Riguardo la madre che si chiamava Teodata (dal grego Teos= Dio e; data come dono da Dio), sappiamo che una volta rimasta vedova si prodigò con tutte le sue energie nell’educazione dei suoi cinque figli: i gemelli Cosma (o Cosimo o Cosmo) e Damiano, Antimo, Leonzio ed Eupreprio.
Acquisiti i principi cristiani di lealtà, carità e amore verso il prossimo, Cosma e Damiano partirono per la Siria dove studiarono medicina. I due fratelli si distinguevano per la scupolosa preparazione professionale e per la benefica e solerte operosità verso i malati, prediligendo i più poveri e gli abbandonati. Il popolo restava poi colpito, oltre per le miracolose guarigioni, anche dal fatto che i due medici non chiedessero mai nessuna ricompensa per il lavoro svolto, perciò erano definiti anagiri e cioè senza denaro.
Nel libro del “Sinassario” della Chiesa di Costantinopoli viene raccontato un episodio in cui una donna guarita dai Santi Medici insisteva perché i due accettassero come ricompensa tre uova. Al netto rifiuto di quella ricompensa la donna si sentì mancata di buona educazione nei suoi confronti e rimproverò i due. Per compiacere la donna Damiano decise di accettare in segreto quel piccolo dono. Quando però Cosma venne a saperlo si arrabbiò tantissimo col fratello tanto da minacciare di non farsi seppellire accanto a lui dopo la morte. Ma subito dopo la sepoltura apparve un cammello la cui zampa era stata curata dai due fratelli e con voce umana ordinò che i due santi fossero sepolti l’uno accanto all’altro, perché Damiano aveva accettato il modesto dono della donna per non umiliarla.
Nell’Impero Romano, particolarmente nelle regioni orientali dove il Cristianesimo si era diffuso con più successo, tra il 286 e il 305 d.C. scoppiarono le persecuzioni di Massimiano e di Diocleziano. In esecuzione dell’editto del 23 febbraio del 303 i due fratelli Cosma e Damiano furono arrestati con l’accusa di perturbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata. Minacciati di torture e di condanna alla pena capitale, si tentò in tutti i modi di far negare loro la propria fede religiosa. Ma i due risposero ai loro persecutori: “Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico maestro Gesù Cristo”.
Furono sottoposti allora alla flagellazione, ma non ottenendo la loro abiurazione i carnefici li legarono mani e piedi e furono gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo per facilitarne l’annegamento. Miracolosamente invece i legacci si sciolsero e Cosma e Damiano riaffiorarono dall’acqua. Nuovamente arrestati furono legati con robuste catene ed immersi nel fuoco, ma il fuoco non consumava quelle sacre membra che ne uscirono indenni.
Furono allora legati a delle croci per essere lapidati, ma le pietre tornavano indietro colpendo chi le lanciava. Venne deciso allora di decapitarli. Mentre venivano portati al luogo del supplizio i due fratelli cantavano lodi a Cristo. Prima di essere decapitati alzarono gli occhi e le mani al cielo e dissero: “Amen”.
Insieme ai due gloriosi martiri Cosma e Damiano subirono il martirio per la fede cristiana anche Antimo, Leonzio ed Eupreprio.